Seleziona una pagina

Il 18 Ottobre 2019 si è tenuto a Pistoia il convegno, a cura della fondazione Turati, dal titolo “Disturbi di spettro autistico e transizioni nel ciclo di vita. Ricerca, modelli di intervento ed esperienze toscane” a cui hanno partecipato psicologi e neuropsichiatri che hanno esposto i loro contributi. Gli ultimi due contributi sono stati affidati a due architetti, Giulia Franceschi e Elena Bellini, fondatrice della start-up Duit.

L’intervento che ho realizzato per questa occasione è stato revisionato e concordato con gli psicologi Francesca Poli e Daniele Mugnaini e il neuropsichiatra Michele Boschetto del centro P.A.M.A.P.I. dove ho svolto la tesi di laurea e credo che raccolga e analizzi in modo completo molte tematiche non sempre affrontate quando si parla delle relazioni tra autismo e architettura.

Partire dai concetti di iper reattività ed iporeattività sensoriale è fondamentale per analizzare gli aspetti spaziali ed architettonici che possono provocare stress, reazioni e comportamenti problema. Quando parliamo di ipersensibilità facciamo riferimento ad un sistema sensoriale che capta troppe informazioni dall’ambiente circostante e non riesce ad analizzarle, mentre nei casi di iposensibilità, il sistema sensoriale recepisce poche informazioni e il soggetto si mostrerà come indifferente a ciò che lo circonda. La progettazione architettonica deve tenere in considerazione tutto ciò che è e che non è indicato nella progettazione autism friendly in quanto un ambiente ben studiato e strutturato permette di diminuire gli elementi e i fattori stressogeni facilitando l’apprendimento e le interazioni sociali aumentando quindi il comfort fisico e psicologico. A questo scopo è necessaria la comprensione della mente autistica che avviene grazie ad un percorso lento e paziente di osservazione dei comportamenti dei fruitori.

Possiamo suddividere il discorso in macroaree, dove ogni area ha le sue linee guida: l’iperreattività sensoriale, l’iporeattività sensoriale, la distraibilità, la sicurezza, la personalizzazione degli spazi, la gestione gestalt aperte, l’orientamento spaziale e infine gli spazi esterni.

Quando progettiamo per un soggetto ipersensibile agli stimoli circostanti, dovremmo fare particolare al tipo di illuminazione: tutti i sistemi di illuminazione al neon sono infatti sconsigliati in quanto producono un’intermittenza fastidiosa alla vista. Per questo è sempre bene prevedere un’illuminazione con lampade a LED che consentono anche un risparmio energetico notevole. Allo stesso modo le finestre devono essere ben schermate, qualsiasi sia il loro orientamento, al fine di non avere un’illuminazione eccessiva. L’illuminazione naturale è fondamentale ma deve essere comunque equilibrata all’illuminazione artificiale per portare un beneficio. L’oscuramento è meglio se viene realizzato con delle tende o delle veneziane che sono inserite nello spessore del vetro al fine di eliminare le tende che possono essere un ulteriore elemento pericoloso. Questi due accorgimenti devono essere combinati con l’uso di materiali per le finiture e per gli arredi poco riflettenti per non creare bagliori poco piacevoli. Un altro elemento che può provocare una stimolazione eccessiva sono i colori. L’uso di colori come il rosso per le pareti è sconsigliato mentre sono consigliati i colori pastello. A questo scopo lo lo studio inglese GA Architects ha condotto uno studio sui colori più apprezzati dai bambini e dagli adulti autistici che ha definito una vera e propria palette, consultabile sul loro sito, dei colori da preferire in fase di progettazione. Inoltre è possibile anche scegliere i colori sulla base della cromoterapia che associa ad ogni colore un’azione terapeutica: il blu ha una funzione rilassante, il viola stimola le funzioni cognitiva, il giallo ha degli effetti benefici sulla digestione e sulle attività motorie e infine il verde è un colore rigenerante.

I rumori e gli odori molto forti sono un ulteriore elemento di stress: le pareti e i soffitti devono essere ben coibentati acusticamente ed è bene usare prodotti dall’odore neutro per le pulizie. Un ulteriore accorgimento per limitare il rumore è la posizione degli ambienti rispetto alle fonti di rumore: le zone notte dovranno essere riparate dalla strada, dove la presenza di traffico crea forti rumori, così come gli spazi terapeutici. Al contrario zone giorno e zone amministrative possono essere collocate anche sul fronte strada. Mentre gli ambienti da cui provengono odori molto forti devono prevedere un sistema di ventilazione meccanica adeguato in aggiunta alla ventilazione naturale.

Infine gli ambienti devono essere ben proporzionati nelle loro dimensioni e la loro grandezza deve essere prevista in relazione alle persone che ne usufruiranno tenendo conto di evitare le situazioni di affollamento considerando circa il doppio dei mq che generalmente si considerano in fase di progettazione.

Il caso di iposensibilità ci porta a fare ulteriori e diverse considerazioni. In questo caso la domanda che ci dobbiamo porre non è se l’illuminazione è eccessiva ma, al contrario, se è scarsa e di conseguenza, utilizzando lampade a LED per la luce artificiale e le finestre come fonte di luce naturale, regolarne l’intensità nell’ambiente. In questo caso per le finestre bisogna analizzare due linee di pensiero: da una parte per eliminare i fattori che possono provocare una distrazione si possono collocare le finestre sulla parte alta della parete, secondo un’altra linea di pensiero invece le finestre devono essere il più possibile ampie e ad altezza uomo per permettere il contatto con l’esterno. Il problema della prima soluzione è proprio questo, non permette il contatto con l’esterno che invece risulta fondamentale se pensiamo che soltanto guardando fuori è possibile riconoscere l’ora del giorno e la stagione e il clima che caratterizza una giornata. Nel Center for autism and developing brain a New York, è stato sfruttato il posizionamento delle finestre nella parte alta della stanza dovute alla precedente funzione di palestra dell’edificio, per eliminare i rischi di distrazione negli ambienti dedicati alle diagnosi e all’apprendimento. Al contrario, nel centro diurno Eveil du scarabee in Francia e al centro Casa Sebastiano in Trentino sono state realizzate delle grandi vetrate che permettono un contatto diretto con l’esterno. Una soluzione intermedia è invece quella rappresentata dal centro Allenamente di Scandicci dove le grandi vetrate che caratterizzano tutti gli ambienti hanno una pellicola opaca per cui non è possibile vedere attraverso. Inoltre le finestre presentano un ulteriore tipo di problema ovvero la presenza del vetro che è un materiale fragile, per questo si consiglia di usare un vetro stratificato che non si frantuma in mille pezzi se colpito.

La presenza di radiatori può essere un pericolo in quanto un soggetto ipersensibile potrebbe toccare un radiatore senza accorgersi dell’ustione che questo può provocare. E’ preferibile scegliere un sistema di riscaldamento a pannelli radianti a pavimento dove la temperatura dell’acqua è più bassa e nessuna parte del corpo può entrare in diretto contatto con le tubature; quando invece non è possibile installare questo sistema, si possono utilizzare delle griglie protettive che impediscono di toccare il radiatore. Questa tipologia di soluzione è stata adottata sempre al centro Allenamente di Scandicci per evitare che i bambini entrino in contatto con i radiatori.

Muoversi ed esplorare l’ambiente è fondamentale e quindi tutti gli arredi e gli elementi all’interno di una stanza devono essere sicuri. Gli arredi non devono avere degli elementi pericolosi come ad esempio cerniere o elementi sporgenti e al Politecnico di Milano è stato promosso il progetto Co.Meta – Design Hub dove gli studenti hanno proposto delle soluzioni al fine di favorire la quotidianità e l’apprendimento come ad esempio dei tavoli dalla forma esagonale, totalmente sicuri, che permettono una flessibilità nella disposizione oppure delle tipologie di poltrone avvolgenti che simulano l’abbraccio. Anche i meccanismi di chiusura di porte e finestre devono essere sicuri scegliendo sistemi di apertura senza chiavi, con l’uso di sistemi domotici a impronta digitale o con codice. Oppure come al centro Home special Home in Friuli gli infissi possono essere dotati di una chiave in possesso esclusivamente dello staff e le porte si aprono grazie ad un sistema con card e braccialetti.

Infine la fruizione di ambienti pericolosi non deve essere sempre garantita. Ad esempio la cucina, ricca di elementi pericolosi, può essere sostituita con una struttura come quella presente nel centro Casa di Gello di Pistoia dove i fuochi e il lavandino possono essere chiusi con un ripiano al fine di usarli solo quando vi è effettivamente bisogno.

L’elevata e frequente distraibilità unita agli interessi insoliti per gli aspetti sensoriali dell’ambiente porta a considerare la disposizione degli elementi di arredo. Quest’ultimo infatti deve essere il più possibile flessibile per potersi adattare alle diverse esigenze sia quelle delle attività svolte sia quelle dei fruitori. Da una parte si dovrà optare per una tipologia di arredo che permetta una migliore concentrazione come ad esempio delle postazioni di lavoro schermate o con pannelli laterali (come quelli usati nel metodo ABA), dall’altro bisognerà scegliere gli arredi e i materiali usati in base alla loro rumorosità, alla possibilità di modificarsi se toccati e alla loro capacità di creare condizioni improvvise come ad esempio un fascio di luce abbagliante da una finestra non schermata. Un ulteriore esempio può essere il l5ocale mensa del centro Home special Home in Friuli dove vi sono delle aree per mangiare delimitate da pareti curve che alleviano il senso di affollamento e la confusione permettendo una maggiore concentrazione durante il pasto. Questi accorgimenti si possono prendere in considerazione anche per quanto riguarda la difficoltà di integrare esperienze sensoriali diverse: un ambiente ben isolato acusticamente e con una buona schermatura delle finestre permettere di ridurre le situazioni in cui ad esempio si sente un rumore ma non si è in grado di riconoscere o vederne la fonte. Così come una copertura ben coibentata permetterà di attutire il suono della pioggia, spesso molto fastidioso.

Il tema della sicurezza è molto importante, non solo nello svolgimento delle attività quotidiane ma anche nella gestione dei comportamenti problema. Gli arredi devono essere sicuri ma soprattutto devono essere realizzati con materiali resistenti agli urti e alle cadute e che siano il più possibile durevoli e facilmente lavabili.

E’ possibile quindi ora analizzare il tema della personalizzazione degli ambienti. Un ambiente deve garantire sempre la possibilità di essere modificato sulla base degli interessi di chi ne fruisce. Un centro residenziale ad esempio deve fornire la possibilità di personalizzare la camera da letto sulla base degli interessi del fruitore: anche un semplice pupazzo può modificare il modo in cui viene visto e vissuto un ambiente. Si possono integrare dei sistemi di domotica, non solo per rendere meno pericolosa l’apertura e la chiusura delle finestre e delle porte ma anche per regolare il colore e l’intensità delle luci in base alle diverse sensibilità. Anche gli impianti di riscaldamento possono essere integrati con un sistema domotico che controlla e regola la temperatura negli ambienti.

Ogni ambiente dovrebbe poi prevedere non solo la possibilità di offrire esperienze sensoriali visive, uditive e personalizzate ma dovrebbe prevedere più zone per diverse attività. Non basta prevedere un arredo flessibile, bisogna prevedere spazi per attività di gruppo, zona per attività singole o a coppia e infine bisogna anche prevedere zone di relax, angoli morbidi, dove potersi riposare, avvolgersi in una coperta o sedersi semplicemente su dei cuscini.

Un tema principale e spesso difficile da risolvere è quello relativo alle difficoltà riscontrate in presenza di gestalt aperte. L’elemento emblematico per eccellenza è il corridoio. Questo infatti, essendo un ambiente stretto e lungo, genera un livello di stress abbastanza elevato e si possono verificare casi in cui un soggetto autistico decida di correre per tutta la sua lunghezza. La soluzione più idonea è modificarne la conformazione e la funzione. 

Quest’ultimo è il caso della Sunfield Residential Unit in Inghilterra, progettata da GA Architects, dove il corridoio è diventato uno spazio di circolazione, a conformazione prevalentemente circolare, dove prima di andare a letto i bambini leggono una storia tutti insieme. O ancora, nel centro residenziale della Little city foundation a Chicago, il corridoio è diventato un ambiente caratterizzato da pareti curve che smorzano il tipico andamento rettilineo.

Un corridoio caratterizzato da un cambio di direzione repentino è poco funzionale, al contrario un corridoio con pareti curve accompagna il passaggio da un ambiente all’altro, permette di non avere zone d’ombra e di rendere l’ambiente più prevedibile.

Questa transizione non si applica solo ad ambienti interni ma anche all’esterno: se il passaggio dal soggiorno al giardino avviene in modo graduale attraverso degli elementi intermedi come ad esempio delle verande o dei porticati esterni, la transizione sarà accettata con maggiore facilità dalla persona autistica. Questo ad esempio avviene nel Kingwood College in Inghilterra a servizio della residenza per l’autismo White Barn.

Un altro esempio di difficoltà con gestalt aperte è rappresentato dalla presenza di pavimenti piastrellati in modo articolato: in particolare ambienti con un pavimento con elementi bianchi e neri disposti in modo alternato possono creare forti problemi nella fruizione. Il nero infatti viene percepito come un vuoto e generalmente i pazienti evitano di camminare sulle piastrelle nere o si rifiutano di entrare nella stanza. Il pavimento, così come le pareti e il soffitto devono avere una texture non articolata, meglio se di un unico colore. L’unico accorgimento deve essere fatto riguardo i contrasti: porte, pareti e pavimento non dovrebbero essere dello stesso colore ma devono garantire un contrasto cromatico che faciliti il riconoscimento e la funzione di ogni elemento architettonico che caratterizza l’ambiente.

La riconoscibilità è strettamente legata all’orientamento spaziale. Affinchè una persona sia in grado di fruire autonomamente degli ambienti, sia che parliamo di un’abitazione sia in un centro diurno o residenziale, è necessario che si formi una mappa mentale dell’ambiente che lo circonda.  

La geografia dell’edificio deve essere semplice e facilmente riconoscibile, meglio se tutti gli ambienti si articolano su un unico piano e non ci sono salti di quota. E’ bene inserire dei landmark visivi ovvero dei punti strategici riconoscibili che diventano gli elementi intorno ai quali si organizza lo spazio. Questo ruolo può essere affidato sia ad elementi fisici come il corpo scala, uno spazio di circolazione o anche un elemento naturale come ad esempio un albero e questo è il caso del centro residenziale eveil du scarabee in Francia dove la zona notte, composta da quattro camere, si articola intorno ad un albero centrale o presso il centro Casa Sebastiano dove la struttura si articola intorno ad un giardino terapeutico sensoriale.

Infine un altro metodo per creare un landmark può essere l’uso dei colori: ad esempio a Casa Sebastiano in Trentino le funzioni sono state suddivise in tre blocchi che si differenziano esternamente per colore e internamente i colori giocano un ruolo fondamentale nel riconoscimento e nell’orientamento spaziale.

L’ultima parte della trattazione si concentra sugli spazi esterni. Il giardino è quell’ambiente in cui gli schemi e le costrizioni intese come pareti murarie vengono meno per cui la persona si sente più libera di fruire il luogo in assenza di vincoli. E’ questo il caso della Fondazione Fornino Valmori a Forlimpopoli, la più grande realtà italiana nata dall’ intraprendenza di due genitori di figli autistici, che non presenta cancelli o recinzioni a delimitarla ma gli ospiti sono liberi di scegliere le proprie attività.

Il giardino è anche un ambiente dinamico che offre diverse opportunità di imparare e deve essere organizzato creando zone con diversa funzione come testimonia il giardino esterno del Kingwood College in Inghilterra a servizio della residenza per l’autismo White Barn.

Alcuni soggetti autistici amano nascondersi o stare da soli quindi per prima cosa sono necessari degli spazi delimitati da alberi per creare dei luoghi in cui nascondersi. Al contrario sono necessarie anche delle zone che promuovano l’attività di gruppo e le interazioni sociali per cui è bene avere delle aree fornite di sedute e tettoie dove potersi sedere e rilassarsi insieme ad altre persone. 

L’ambiente aperto è quel posto in cui, per eccellenza, si pratica attività fisica quindi sono ben accette tutte quelle aree che permettono di praticare sport, attività aerobica e di sviluppo della coordinazione e le aree devono proporre e ospitare delle attività adeguate alla fisicità e alla difficoltà di chi ne usufruisce. Per poter permettere l’esplorazione si prediligono aree lasciate più selvagge. Infine, bisogna sempre avere un occhio di riguardo nei confronti degli interessi personali delle persone e a questo proposito è bene prevedere delle attività occupazionali da svolgere all’esterno come ad esempio il giardinaggio che siano in grado di soddisfare l’utente nello svolgimento di un’attività preferita.

Tutte queste aree dovrebbero essere collegate da percorsi prevalentemente circolari in modo che tutti siano in grado di ritornare al punto di partenza, senza perdersi, dove i percorsi possono essere delimitati anche da zone di fioritura creando dei piccoli giardini sensoriali e la transizione tra interno ed esterno deve avvenire in modo graduale ad esempio tramite l’uso di tettoie o verande. 

Un progetto di giardino è quello che verrà realizzato nell’arco di tre anni a Correggio presso il Centro Tice.

Queste linee guida derivano da una studio che ha coinvolto giovani adulti autistici e i loro famigliari. E’ molto interessante come gli organizzatori abbiano deciso di creare un workshop in cui ogni genitore poteva fornire un’idea di giardino a misura del proprio figlio. Questo ha permesso di analizzare molti casi differenti e di identificare punti comuni ed esigenze personali. Questi due elementi sono fondamentali per una buona progettazione, in particolare ascoltare i caregiver permette di ottenere un punto di vista diverso ma fondamentale per la buona riuscita del progetto.  In piccolo abbiamo potuto sperimentare un’attività simile durante il progetto di tesi quando, per definire i punti di forza e le criticità del centro PAMAPI a Firenze, ho chiesto a tutto lo staff di compilare un questionario che è stato il punto di partenza per la successiva progettazione.