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Il gruppo AFOL A.S.C. Valtellina Bricks è un’associazione senza fini di lucro che promuove il gioco con i famosi mattoncini colorati e si contraddistingue per realizzare delle attività e delle donazioni di beneficenza. Il suo presindente, Lorenzo Battaglieri, ha il sogno di creare un gruppo di esperti nel settore dell’autismo che possano unire le proprie conoscenze ed esperienze a favore di una migliore qualità della vita delle persone affette da disturbo dello spettro autistico.

A Novembre del 2018, in occasione dell’evento Lucca Comics & Games, è stata proposta una conferenza dal titolo sulla LEGOterapia dove il relatore era il Dott. Narzisi e a cui abbiamo partecipato sia io che Lorenzo. In quell’occasione Lorenzo ha chiesto sia a me che al Dott. Narzisi d partecipare a questo progetto che è presto partito e nel Maggio 2019, a Sondrio, si è tenuta la prima conferenza.

Le conferenze vengono suddivise in due momenti: un momento iniziale in cui vengono proposte agli ascoltatori due immagini di due stanze realizzate con i LEGO e un secondo momento in cui vengono fornite tutte le informazioni legate alla LEGO terapia.

Giocando con i LEGO abbiamo realizzato due stanze: una che contiene una serie di errori ovvero degli elementi che causano stress e disagio nelle persone autistiche, l’altra si presenta invece come la stanza corretta dove gli errori descritti vengono risolti. Per poter spiegare quali siano gli errori e quindi le soluzioni è necessario partire dai concetti di ipersensibilità e iposensibilità. Quando parliamo di ipersensibilità facciamo riferimento ad un sistema sensoriale che capta troppe informazioni dall’ambiente circostante e non riesce ad analizzarle, mentre nei casi di iposensibilità, il sistema sensoriale recepisce poche informazioni e il soggetto si mostrerà come indifferente a ciò che lo circonda. Così, vengono analizzati i colori, come il rosso, che sono troppo stimolanti e vengono quindi sostituiti con colori tenui dalle tinte pastello; le piastrelle del pavimento bianche e nere che creano un disagio visivo e sensoriale in quanto il colore nero viene visto come un vuoto che vengono risolti con l’uso di un pavimento dalle tinte neutre come può essere un parquet; l’uso delle tende a cui i bambini possono aggrapparsi e farsi male per le quali vengono proposte delle tende o delle veneziane inglobate nello spessore del vetro; l’installazione dei radiatori dove i soggetti iposensibili possono appoggiare la mano senza rendersi conto che si stanno bruciando in quanto hanno una soglia del dolore più alta della media che viene risolto con l’uso di un sistema di riscaldamento a pavimento. Da qui si affrontano poi temi più ampi come l’organizzazione spaziale, l’uso del landmark, l’uso e i limiti dei contrasti cromatici, la tipologia di illuminazione migliore per evitare lo sfarfallio dei neon e infine il tema del corridoio, elemento tanto usato quanto fonte e pericolo di lunghe corse da una parte all’altra.

Ora passiamo alla LEGOterapia. Questa si propone come un programma di sviluppo delle abilità sociali nei bambini affetti da disturbo dello spettro autistico. L’idea iniziale di sfruttare i mattoncini colorati come strumento della terapia è nata casualmente poichè due pazienti del Dott. LeGoff furano trovati che parlavano e giocavano insieme nella sala d’attesa dello studio con i set LEGO che loro stessi avevano casualmente portato con loro. La LEGOterapia si basa infatti su un naturale interesse dei bambini, e quindi anche di quelli con disturbo dello spettro autistico, per le costruzioni sul quale viene proposto un efficace intervento clinico a partire da una naturale propensione dei bambini per il gioco con i mattoncini della LEGO. Sono stati effettuati più studi e ricerche, uno indipendente dall’altro, per provare l’efficacia di questo tipo di terapia e presto si è visto come con la LEGOterapia si riuscivano ad ottenere risultati sorprendenti in un periodo di tempo relativamente breve. La terapia, oltre a sfruttare questa naturale propensione dei bambini per le costruzioni, incoraggia gli stessi a far parte di un gruppo socialmente riconosciuto e quindi li spinge a migliorarsi.

Si creano così i “Club Lego” al quale i bambini partecipano in coppia o a gruppi di tre o più bambini. Ad ogni seduta viene scelto il set da realizzare sulla base degli interessi dei bambini. Il Leader del gruppo sceglie il set e il gruppo può discutere della scelta. Generalmente il gruppo è supervisionato da un adulto che ha il compito di risolvere eventuali conflitti e di mostrare ai bambini ciò che stato svolto in modo positivo evitando di mostrare cosa non va bene ma ciò che è stato fatto bene è può essere preso da esempio per l’intero gruppo. All’interno del gruppo, in genere di 3 bambini, vi è un costruttore, un ingegnere e un fornitore. L’ingegnere, con le istruzioni alla mano, è colui che descrive i pezzi di cui ha bisogno che devono essere usati per realizzare il set scelto, il fornitore ha i pezzi davanti e deve porgere al costruttore i pezzi descritti dall’ingegnere e infine il costruttore è colui che assembla i pezzi.

La terapia con i LEGO incentiva il contatto oculare, la comunicazione verbale e non verbale e si configura come un ambiente in cui i bambini si sentono parte di un gruppo e ricevono gratificazione per questa appartenenza. Vi è un libro, “La terapia basata sul lego” che spiega nel dettaglio tutte le caratteristiche che un Club LEGO deve avere e le metodologie da impiegare.

Gli obiettivi del progetto sono di sensibilizzare le persone sul tema dell’autismo, far conoscere la LEGO terapia, gli usi del LEGO e i suoi vantaggi in ambito medico e infine quello di approfondire il temi che legano l’autismo e l’architettura. A questo fine tutti coloro che vogliono partecipare, conoscere maggiori approfondimenti o mettersi in contatto con noi, possono contattarmi direttamente attraverso il form nella pagina contatti oppure mettersi in contatto con l’associazione ValtBricks.