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Quando ho iniziato il progetto di tesi a conclusione del corso di laurea magistrale in Architettura, non sapevo di preciso dove sarei arrivata. Avevo identificato l’argomento, “come l’architettura può aiutare una persona affetta di disturbo dello spettro autistico?”, ma non avevo identificato il luogo e l’oggetto dove avrei sviluppato il progetto. 

La prima, lunga, fase è stata quella di ricerca medica e psicologica attraverso la quale ho imparato e analizzato tutto ciò, o almeno una buona parte, che descrive l’autismo: i sintomi, le cause, la diagnosi e le terapie. In seguito, durante il periodo di tirocinio curricolare, per circa un mese mi sono concentrata sui casi studio. Analizzare ciò che già era stato realizzato sia a livello nazionale che internazionale e in seguito l’approfondimento delle linee guida e delle teorie di progettazione sono stati il punto di partenza per la successiva fase progettuale. 

Per poter identificare un oggetto fisico sul quale sviluppare il progetto ho deciso di contattare tutti i centri, sia diurni che residenziali, sia per bambini che per adulti, di Firenze e provincia, che si occupano di disturbi dello spettro autistico. Dopo un primo contatto telefonico ho effettuato un sopralluogo tramite il quale ho potuto conoscere gli psicologi e i responsabili dei centri che mi hanno anche accompagnata in un sopralluogo della loro struttura spiegandomi tutte le caratteristiche non chè gli aspetti positivi e negativi. 

Una volta effettuati tutti i sopralluoghi ho deciso di ricontattare i centri che potevano essere interessanti da un punto di vista progettuale e architettonico. Tra questi si è reso disponibile il centro P.A.M.A.P.I. di Firenze ed è presto partito il progetto. 

Inquadramento generale

La cooperativa P.A.M.A.P.I. nasce nel 1983 e dal 1989 occupa la sua attuale sede in via Bolognese 238 nell’ex scuola primaria Amerigo Vespucci. Ogni giorno il centro diurno semiresidenziale accoglie circa 20 tra adolescenti e adulti affetti da sindrome dello spettro autistico e svolge le sue attività sei giorni su sette con l’ausilio di educatori, psicologi,OSS, un neuropsichiatra e tre collaboratrici amministrative. Siccome si trova in una zona collinare, all’ingresso della frazione di Trespiano, sulla Via Bolognese, distante qualche decina di chilometro dalla città di Firenze, un pulmino accompagna gli ospiti al centro e solo pochi di essi arrivano accompagnati dai genitori o usufruiscono del trasporto pubblico. 

La struttura si articola su due piani: il piano superiore, in comunicazione con la strada, ospita le aule in cui vengono svolte le principali attività durante la giornata come ad esempio la stimolazione cognitiva, il locale mensa e la stanza morbida mentre il piano inferiore, collegato tramite un corpo scala molto piccolo e privo di ascensore, ospita le attività di arte, falegnameria e attività motorie e da esso si accede alla zona verde esterna. Quest’ultima viene utilizzata per attività all’aperto, per la coltivazione dell’orto, per le attività della serra e per il giardino sensoriale. Non vi è possibilità di parcheggio e la struttura è collegata tramite trasporto pubblico con la linea 25 che si ferma proprio davanti alla sede.

L’analisi

La fase progettuale è stata preceduta da una fase di analisi conoscitiva che è stata fondamentale per poter comprendere meglio le criticità e gli aspetti negativi a cui trovare una soluzione e allo stesso tempo ha permesso di entrare in contatto con tutti coloro che lavorano all’interno della struttura al fine di poter collaborare. Questa fase ha previsto due step: l’osservazione diretta delle attività svolte durante il giorno all’interno della struttura e la redazione di un questionario al fine di evidenziare i punti che secondo lo staff erano di necessaria risoluzione. A questi due step, si è aggiunto, contemporaneamente il rilievo geometrico e tecnologico della struttura.  

Il progetto

L’attuale conformazione dell’edificio è frutto di successive stratificazioni che hanno avuto inizio grazie al progetto del 1930 per la scuola primaria di Trespiano. La distribuzione degli ambienti secondo il progetto originario oggi non è più leggibile. In particolare la forma degli ambienti, la loro distribuzione e la suddivisione delle diverse funzioni sono state modificate al fine di adattare la struttura alle esigenze del centro terapeutico per l’autismo ma alcune di queste modifiche hanno avuto come conseguenza un peggioramento del comfort interno dei pazienti e dei loro caregiver. 

Con il fine di ristabilire un ordine, prendendo come riferimento il progetto del 1930, l’edificio è stato suddiviso idealmente in tre parti a sviluppo longitudinale: la zona terapeutica verso il giardino, il blocco servizi sul fronte strada e l’apparato distributivo a separarli.

All’interno del blocco terapeutico sono state ridisegnate le 6 grandi aule, tre al piano terra e tre al piano seminterrato che ospitano tutti gli ambienti terapeutici. Questa suddivisione riprende la scansione delle aule realizzata negli anni ’30 per ospitare le aule didattiche della scuola primaria. Le nuove aule si caratterizzano per avere tutte la stessa forma ma con dimensioni leggermente variabili. La distribuzione delle attività che vi si svolgono all’interno è stata scelta per facilitare la fruibilità degli spazi e per permettere un’organizzazione giornaliera più omogenea e con meno ostacoli possibili. Queste, suddivise su due piani, sono: la stimolazione cognitiva, le attività di falegnameria e il laboratorio artistico, la stanza per l’apprendimento delle autonomie, la mensa, la palestra e infine una stanza è dedicata alla musicoterapia e alla pet therapy. Tra queste, la stanza per l’apprendimento delle autonomie è l’unica destinazione d’uso non presente nello stato di fatto che è stata volutamente aggiunta in fase di progetto per poter dare alla struttura un “di più” unico e particolare, scelto sulla base delle risposte date al questionario dai caregiver. 

La distribuzione delle attività non trova una collocazione per due ambienti molto particolari: la stanza multisensoriale e la quiet room. Queste destinazioni d’uso sono specifiche per coloro che sono affetti da disturbo dello spettro autistico e sono state posizionate al piano terra, in corrispondenza della stanza dedicata alla stimolazione cognitiva in quanto quest’ultima risulta essere la stanza maggiormente utilizzata durante il giorno. Questi due ambienti hanno delle dimensioni ridotte, sono accessibili in modo autonomo dai pazienti e presentano una caratterizzazione esterna che accentua la riconoscibilità rendendo i due ambienti dei landmark spaziali. 

Per quanto riguarda gli arredi e l’illuminazione, questi hanno avuto un ruolo centrale nel progetto. Gli arredi sono stati studiati al fine di essere completamente sicuri e di garantire la massima flessibilità spaziale mentre l’illuminazione, esclusivamente a LED, è collegata con un sistema di domotica che permette una totale regolazione dell’intensità luminosa da parte dei caregiver.

Il più grande intervento architettonico è stato lo spostamento del corpo scala, con l’aggiunta di un ascensore, sul fronte strada. Questo intervento è stato molto importante sia perchè il corpo scala diventa un landmark nell’organizzazione spaziale e mentale sia perchè permette di superare l’ostacolo dei due piani, consentendo anche agli ospiti con ridotte capacità motorie di accedere al piano inferiore rendendo la struttura fruibile al 100%. Inoltre nell’idea di creare dei landmark visivi, ogni aula viene dotata di un colore specifico secondo le regole della cromoterapia che associa ad ogni colore un effetto sul corpo e sulla mente. Così le pareti della stimolazione cognitiva sono color viola o la stanza per le attività motorie è di colore blu. Associare ad ogni stanza un colore permette, non solo di sfruttare tutti i principi della cromoterapia ma anche di usare i colori per creare una mappa mentale e migliorare l’orientamento spaziale.

Le aree esterne

Le aree esterne sono state oggetto di una vera e propria progettazione ex novo che ha portato una divisione in due zone. Una prima parte si configura come un proseguimento degli ambienti interni dove vengono installare tre pensiline in legno coperte, con le stesse dimensioni degli ambienti interni, dove è possibile svolgere attività all’aperto come mangiare durante le giornate estive, fare attività motorie e effettuare attività di pet thepary. Una seconda zona è invece caratterizzata da un percorso circolare che ospita un giardino sensoriale e una serra. Il percorso circolare permette a chi ne fruisce di non perdersi mai e di ritornare sempre al punto di partenza. Durante il percorso si incontra il giardino sensoriale che è caratterizzato da isole con fiori dello stesso colore e profumazioni diverse e dei percorsi pedonali che sono caratterizzati da diversi materiali per poter fare delle esperienze olfattive, visive e tattili. Per ultima si incontra la serra dove si possono svolgere delle attività di giardinaggio sia internamente che esternamente grazie ad una piccola area adibita ad orto. 

Conclusione

Il progetto propone un nuovo layout che modifica completamente l’attuale struttura ma che, al tempo stesso, si pone come obiettivo quello di migliorare la fruibilità degli spazi non solo degli ospiti ma anche dei caregiver. Unendo una matrice storica, il progetto originale del 1930 e una matrice scientifica, i casi studio analizzati in precedenza e le teorie di progettazione, gli ambienti cambiano completamente la loro percezione visiva, la loro funzione, il loro arredo e la loro fruibilità. A conclusione del progetto si propone un video riassuntivo dell’ante e del post opera.